Come ogni prestito, anche il prestito sindacato viene concesso dalle banche. La differenza è che questo non viene concesso da un’unica banca, come avviene di norma, ma da un pool di banche, o se si vuole, da un sindacato. La ragione di
questa molteplicità di soggetti creditori trova fondamento nell’entità del prestito, troppo grande perché una sola banca,
per quanto solida, possa assumersene il rischio per intero.
La società che ha bisogno di grandi somme di denaro ha a disposizione due opzioni: aumentare il capitale oppure ottenere un prestito sindacato. In questa seconda circostanza, si rivolge a una grossa banca d’affari e chiede di riunire un
gruppo di banche che possano essere interessate a partecipare all’operazione.
Il mutuo di norma ha una struttura standard, sulla quale di volta in volta possono essere introdotte variazioni per tenere
conto delle particolari esigenze del singolo cliente. L’interesse nella maggior parte dei casi è variabile, nel senso che è
legato a un tasso di riferimento, per esempio il Libor, oppure il prime rate, o ancora il tasso sui certificati di deposito, al
quale viene aggiunto un differenziale (spread, in inglese). Il saggio di interesse viene rivisto periodicamente in funzione
delle variazioni subite dal tasso di riferimento.
Il mutuo prevede inoltre un piano di ammortamento che definisce le quote periodiche a carico del debitore. Di norma, il
pagamento dello stock di capitale preso a prestito decorre dopo qualche anno, in modo da consentire al prenditore che
l’iniziativa finanziata con le somme mutuate possa dare i suoi frutti e con essi ricavare le somme per ripagare il debito.
Non è esclusa, tuttavia, la possibilità che l’intero capitale sia restituito al momento dell’estinzione del prestito; in tal caso
il prestito prende nome di bullet loan.
Una volta costituito il sindacato ed erogato il prestito, le banche hanno la possibilità di rivendere quote del mutuo ad
altri investitori istituzionali e a risparmiatori individuali. Le tecniche disponibili possono assumere forme diverse; in
generale, tuttavia, lo stato giuridico del terzo che acquista quote di debito possono essere sostanzialmente due: o acquisisce qualità di creditore diretto della società mutuataria, o diventa creditore di secondo grado, nel senso che i suoi rapporti diretti di credito sono nei confronti della banca sindacata. Questa seconda fattispecie, tuttavia, ha un’attrattiva minore sia per la banca che per lo stesso investitore. La banca, infatti, rimane esposta in prima persona al rischio di default
del debitore, mentre l’investitore riceverà presumibilmente un interesse inferiore, tenuto conto che una quota verrà trattenuta dalla banca in contropartita del rischio al quale rimane esposta.