In base alle recenti indicazioni dell’agenzia delle entrate l’omesso o il tardivo inserimento in dichiarazione degli acquisti effettuati da paesi black list da parte di operatori nazionali viene sanzionato con il 10 % di quanto non indicato. Questa è l’interpretazione data dall’amministrazione finanziaria sull’obbligo di indicare separatamente gli acquisti eseguiti dalle imprese italiane con operatori collocati in paradisi fiscali (black list) ai sensi del comma 11 dell’art. 110 del dpr 917/1986.
Acquisti da paesi black list
In merito ad acquisti da paesi black list la presunzione legale in base alla quale la società collocata nel paradiso fiscale è priva di una reale attività può essere superando dimostrando che le imprese estere svolgono prevalentemente una effettiva attività commerciale o che le operazioni poste in essere siano riferibili ad un concreto interesse economico. Per fare questo occorrerà effettuare apposita istanza di interpello (art. 21 della legge 413/1991) o se vi è un accertamento si potrà rispondere, entro i previsti 90 giorni, dalla notifica dello stesso.
Le sanzioni previste
Il caso prospettato all’agenzia delle entrate prevedeva che la società che ha effettuato gli acquisti nei paesi black list non avesse indicato detti acquisti in dichiarazione anche se la stessa ricade in una esimente. Sul punto l’amministrazione ha stabilito, in analogia con un precedente circolare, che il contribuente non possa essere assoggettato ad imposta fissa ma bensì alla sanzione prevista dall’art. 8, comma 3 bis, del d. lgs 471/1997.
Infatti la circolare n. 49 del 2009 aveva stabilito che l’omessa indicazione in dichiarazione di dati comportasse regimi sanzionatori differenziati. Qualora la violazione sia contestata dopo la conoscenza dell’avvio dei controlli sarà applicabile la sanzione proporzionale del 10 %. Nel caso invece i controlli non siano iniziati resta ferma la possibilità per il cittadino di effettuare dichiarazione integrativa ai sensi del comma 8, art. 2 del dpr 322/1998.